Bnergamo’s Weblog

Archive for novembre 2008

Un’«occasione persa». Così Cesare Cursi, senatore e presidente della commissione Industria, Commercio e Turismo, definisce il piano sanitario del presidente della Regione Piero Marrazzo. «Non c’è niente di nuovo – dice -. Una declinazione di intenti, alcuni apprezzabili, che nulla aggiungono alla materia della cura della salute. In più difficili da realizzare. Lo assicuro fin da ora: il deficit rimarrà inalterato, o giù di lì».Si sono chiusi ospedali, tagliati posti letto, riorganizzati i servizi…«Gli ospedali da chiudere, finora uno solo, rappresentano circa 300 posti letto che di fatto erano già poco utilizzati. I relativi costi, personale, servizi e macchinari sono tutti lì. I risparmi effettivi li vedremo tra qualche mese».I tagli quindi non sono sinonimo di spesa?«Lo sono solo in parte. Diminuire i posti letto, che di fatto sono in eccesso nella nostra regione, consentirà minime economie di gestione. In più alcuni ospedali decentrati, penso ad esempio a quello di Amatrice, non possono essere oggetto di pura valutazione economica. Rappresentano un servizio per le popolazioni locali al quale andrebbe correttamente applicata l’equazione costi-benefici».Quali sono secondo lei gli interventi principali che richiede la sanità laziale?«Modernizzazione delle strutture, riequilibrio (…)segue a pagina 47

Fonte: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=305048

Ministri e governatori si sono trovati d’accordo sulla necessità di un’azione coordinata e urgente per combattere la crisi finanziaria. Ma il ministro delle Finanze brasiliano Guido Mantega ha detto, al termine dei lavori, che i dettagli dell’azione coordinata non sono ancora stati definiti, e che non c’è ancora un vero accordo sulle proposte di una maggiore regolamentazione nei mercati finanziari.Nel frattempo il governo cinese ha annunciato un piano da 586 miliardi di dollari per stimolare la crescita della propria economia e sostenerne l’espansione. In base al piano, Pechino spenderà la cifra promessa entro la fine del 2010 con investimenti destinati soprattutto alle infrastrutture, al welfare e ad altri settori chiave come parte di una politica fiscale «attiva». Il programma d’interventi prevede, inoltre, l’aumento dei prestiti alle piccole e medie imprese. Queste misure mirano a stimolare la domanda interna, dopo che la crescita dell’economia ha evidenziato un inatteso rallentamento: nel terzo trimestre, infatti, il pil è cresciuto del 9% contro il più 10,4% del trimestre precedente.Nella prima parte del 2008 la Cina ha registrato un surplus di bilancio di oltre 170 miliardi di dollari, ma la crescita delle entrate fiscali sta bruscamente rallentando, come effetto della crisi del credito che ha investito l’economia mondiale. Sempre con l’obiettivo di stimolare la crescita dell’economia, negli ultimi tempi il governo di Pechino ha anche mutato, allentandola, la propria politica monetaria abbassando il costo del denaro per tre volte, portando i tassi al 6,66 per cento.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=304923

Gerusalemme – Se le sono suonate di santa ragione. Come sempre quando il ring è il Santo Sepolcro e a darsele arrivano bande di monaci scalmanati. Va così da secoli, da quando 1300 anni fa, cattolici e siro-ortodossi, copti ed etiopi, armeni e greco-ortodossi iniziarono a bastonarsi per il controllo di tabernacoli, colonne, e sagrestie disseminati tra il marmo del Santo Sepolcro e l’altare del Golgota. Ieri l’immortale zuffa si è riaccesa. La data era di quelle fatidiche. Alla chiesa del Santo Sepolcro gli armeni celebravano il 400º anniversario del ritrovamento della Croce di Gesù Cristo e, come sempre da 400 anni, gli altri «fratelli» eran già in trincea.

Per evitar botte da orbi in quella penombra di archi, scalinate, e colonne bisognava interpretare le antiche regole, decidere chi passava, dove andava, cosa celebrava, quando sfilava. Quattro anni fa, a scatenar la rissa era bastata una porta lasciata spalancata da un frate francescano. Stavolta la fatidica scintilla scaturisce dall’edicola alle spalle della tomba di Gesù, simbolica roccaforte dei greco ortodossi. I barbuti monaci armeni avvolti nei manti rosa e vermigli son già pronti a sfilare, quando un corvino frate ortodosso blocca la processione. Lì all’edicola non c’è neppure uno di loro e gli armeni devono dunque aspettare. La confraternita greca teme il colpo di mano, una repentina e ben orchestrata occupazione capace di strapparle il controllo di quel chiostro appollaiato sopra il Santissimo Sepolcro.

Fonte: http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=304909

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata.Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A ‘quelle’ scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. .Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private.

Fonte: http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=80419

Dramma umanitario nella Repubblica Democratica del Congo: sono 45mila i profughi nel Nord est del paese. E ancora una volta il dramma è stato portato da un guerra, quella tra l’esercito del generale dissidente Laurent Nkunda, che ha lasciato le truppe regolari nel 2004, e le truppe governative del presidente Joseph Cabila. La guerra è scoppiata il 28 agosto dopo la violazione dell’accordo di pace di gennaio. E da agosto si contano almeno 200mila profughi. Alla base del conflitto la ricchezza mineraria del Paese: il Congo è ricco di coltan, diamanti, rame, cobalto e oro. I miliziani di Nkuda hanno fatto sapere di essere alle porte di Goma, capoluogo della provincia orientale del Nord-Kivu. «Non siamo lontani da Goma ma a causa dello stato di destabilizzazione della città abbiamo deciso, in modo unilaterale, di proclamare il cessate il fuoco» ha detto Nkuda. Il leader dell’esercito dissidente ha invitato le forze governative a fare altrettanto. Il leader dei ribelli si dice pronto, una volta riportata la pace in Congo, a collaborare con il governo per riformare l’esercito nazionale che definisce «feccia». «La città è completamente vuota e abbandonata al suo destino. In molti sono scappati e chi è rimasto è barricato in casa già da alcune ore, da quando è calato il buio. Nonostante le dichiarazioni di cessate il fuoco, infatti, sono ore che risuonano in varie zone della città colpi di arma da fuoco» riferiva mercoledì sera un’agenzia Misna.

Fonte: http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=80455

Quando ci si accinge a valutare una riforma del sistema educativo, la domanda fondamentale da porsi è una sola, semplicissima: renderà migliore le nostre scuole e le nostre università, le metterà nella condizione di essere più moderne, efficienti e competitive? Nel caso dei decreti presentati dal ministro Gelmini, la risposta mi sembra evidente: no. Questa non è una riforma, ma un drastico e indiscriminato taglio delle risorse. Per questo ci opponiamo.Le diatriba salottiera sul voto in condotta e l’operazione amarcord che accompagna due decisioni di diversa gravità come la reintroduzione del grembiulino e del maestro unico non sono che tentativi di sviare l’attenzione dal nodo vero della questione. In una riforma c’è sempre un’idea di futuro. Giusta o sbagliata che sia. Ma in questi provvedimenti non c’è nulla di simile. Sfido chiunque a dimostrare il contrario. Quello che mi preoccupa è l’effetto devastante di queste scelte sul nostro Paese che, secondo tutte le statistiche, è già uno dei più ingiusti e socialmente immobili d’Europa. Un Paese in affanno. E il taglio delle risorse all’università, alla ricerca, non potrà che aggravare questa situazione, perché inceppa il motore del futuro. L’incantesimo è finito. Quest’estate, osservando un panorama desolato di sfiducia e rassegnazione, parlavamo della desertificazione dell’opinione pubblica. Ma ora che l’inadeguatezza di questo governo appare in tutta la sua evidenza, ora che dal piano del metodo, ostentazione di decisionismo fine a sé stesso, si passa al piano delle cose, entrando nel merito dei provvedimenti adottati nella calura di luglio, la percezione cambia.

Fonte: http://www.unita.it/view.asp?IDcontent=80479